Bulgarini, Bellisario
Risposte di Bellisario Bulgarini a’ Ragionamenti del Sig. Ieronimo Zoppio intorno alla Commedia di Dante. Replica alla Risposta del medesimo Zoppio, intitolata, alle oppositioni sanesi, &c.
Prima e unica edizione 1586:
Risposte di Bellisario Bulgarini a’ Ragionamenti del Sig. Ieronimo Zoppio intorno alla Commedia di Dante. Replica alla Risposta del medesimo Zoppio, intitolata, alle oppositioni sanesi, &c. All’illustriss. et eccellentiss. Signore il Sig. Giulio Cesare Colonna, Principe di Palestrina, &c. In Siena, appresso Luca Bonetti, 1586.
Dedica a Giulio Cesare Colonna (pp. 3-5); Proemio (pp. 9-12); Sopra la prima particella (pp. 13-23); Sopra la seconda particella (pp. 23-31); Sopra la terza particella (pp. 31-35); Nella particella quinta (pp. 36-83); Nella particella sesta (pp. 83-91); Nella particella settima (pp. 91-93); Nella ottava particella (pp. 93-106); Nella nona particella (pp. 107-118); Nella particella decima, e ultima (pp. 118-129); Proemio delle Risposte particolari (pp. 130-138); Prima scrittura del Sig. Ieronimo Zoppio, contra le nostre Considerazioni (pp. 139-196); Replica del medesimo Bellisario Bulgarini, alla Risposta del predetto Sig. Ieronimo Zoppio, intitolata, alle Oppositioni sanesi, &c. (p. 197); A' non men cortesi, che giudiziosi lettori (pp. 199-237).
Le Risposte replicano a due distinte opere di Gerolamo Zoppio, nativo di Bologna e umanista presso lo Studio di Macerata: il Ragionamento in difesa di Dante (Bologna 1583) e la Risposta alle oppositioni sanesi (Fermo 1585). La suddivisione della prima parte dell'opera riprende l'articolazione in dieci particelle stabilita dal Discorso in difesa della Comedia di Jacopo Mazzoni (Cesena 1573), dichiarando la incongruità del poema rispetto al dettato della Poetica di Aristotele in particolare riguardo alla natura dell'imitazione poetica, all'unità e verosimiglianza della "favola", ai "costumi", ai "concetti" e all'"elocuzione". La seconda parte dell'opera è interamente dedicata a discutere questioni legate alla lingua della Commedia e al dibattito sulla lingua contemporanea. Pur dichiarando di non far "professione" di lingua toscana, «parlandola, per poco, come dalla balia l’imparai, e bastandomi con quella di potermi far intendere», e pur attingendo a piene mani dai testi fondativi della politica linguistica fiorentina (le Annotazioni sul Decameron, 1574, e gli Avvertimenti del Salviati, 1584-86), Bulgarini elabora per la prima volta uno dei nodi concettuali fondanti della sua teoria sulla lingua, ossia che le «regole» nelle «lingue vive» non si prendono solo dagli scrittori ma dal «miglior uso di chi le favella, approvato da’ giudiziosi». La dichiarazione raccoglie le fila delle riflessioni del Tolomei e degli altri letterati senesi di primo Cinquecento e al contempo, proprio nel periodo dell'ascesa dell'Accademia della Crusca e della teoria classicista fiorentina, prepara la rivendicazione dell'importanza dell'uso vivo della lingua che caratterizzerà la fisionomia della scuola senese al principio del secolo seguente.