Tolomei, Claudio
Il Polito
Prima edizione [1525]: De le lettere nuovamente aggiunte libro di Adriano Franci da Siena. Intitolato, Il Polito. Colophon: Stampata in Roma per Lodovico Vicentino, et Lautitio Perugino.
1531: Il Polito di Adriano Franci da Siena Delle lettere nuovamente aggiunte nella volgar lingua, con somma diligenza corretto e ristampato. Colophon: Impressa in Vinegia per Nicolò d'Aristotile detto Zoppino.
1984: Il Polito, in Trattati sull'ortografia del volgare (1524-1526), a cura di B. Richardson, Exeter, University of Exeter Press, 1984, pp. 77-130.
A lo illustre Signor Don Michele Silva, imbasciator del Serenissimo Re di Portogallo (cc. [2r]-[6r]); testo (cc. [6v]-[50v]).
Il breve dialogo, che si immagina avvenuto tra Giovan Battista Polito, Francesco Mandoli, Marcantonio Pannilini e un quarto giovane che non viene mai nominato, nella residenza senese del Mandoli, si svolge in realtà, dopo le battute iniziali, come un lungo monologo del Polito che intende replicare alla proposta di riforma ortografica contenuta nell'Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana del Trissino (1524), riprendendo, modificando e precisando le polemiche risposte del Firenzuola e del Martelli. Constatando l'inadeguatezza dell'alfabeto latino nell'ortografia del volgare, il dialogo analizza in modo lucido e sistematico i suoni del toscano che non ricevono adeguata rappresentazione grafica, discutendo il modello di grafia etimologica proposto dal Trissino e opponendogli il principio di matrice aristotelica che, essendo la scrittura «imagine de le parole, le parole de' concetti, i concetti de le cose» occorre «così scrivere come parlare et non parlare in un modo et in altro modo scrivere». Inoltre - e su questa nota l'operetta si conclude - l'introduzione di «una tal novità di lettere» non è realisticamente pensabile senza l'appoggio dell'«universal consentimento dei dotti» e dell'«autorità de' gran principi».