Bargagli, Scipione
Il Turamino
Prima e unica edizione 1602: Il Turamino ovvero del parlare, e dello scriver sanese. Del Cavaliere Scipion Bargagli. In Siena. Per Matteo Florimi, in Banchi, 1602.
1976: Il Turamino, ovvero Del parlare e dello scriver sanese / Scipione Bargagli, a cura di L. Serianni, Roma, Salerno Editrice, 1976.
All'Ill.re e Molto Reverendo Signor suo Onorandissimo il Signore Adrian Politi. Scipion Bargagli (cc. [2r]-[2v]); A' Discretissimi, e Virtuosissimi Spiriti Sanesi che leggiaranno. Matteo Flòrimi Stampatore (cc. [3r]-[4r]); Al Molto Illustre Signore, il Signor Scipion Bargagli Cavalier Cesareo. Verginio Turamini (sonetto, c.[4v]); Il Turamino ovvero del parlare, e dello scriver sanese, del Cavalier Scipion Bargagli (pp. 1-117).
Il dialogo, che nella versione definitiva risente del breve dibattito suscitato dalla diffusione manoscritta nell'estate del 1600 (tra i letterati che vi parteciparono Adriano Politi, Francesco Visdomini, Lelio Marretti, Bellisario Bulgarini), raccoglie le fila delle riflessioni sulla lingua della scuola senese cinquecentesca interpretandole alla luce del contesto storico-culturale di inizio Seicento. Nella conversazione tra i tre accademici Virginio Turamini, Curzio Vignali e Iacomo Guidini l'istanza di una scrittura letteraria che sia specchio fedele della lingua viva, conforme alla lezione del Tolomei (e sono citati anche il Castelvetro e gli Accademici fiorentini Gelli e Giambullari, Lenzoni, Davanzati) e in polemica contro l'arcaismo cruscante, si salda con l'enunciazione categorica del principio che «da' nostri cittadini si debba parlare e scrivere simile al buon uso e puro e naturale della lor città» e con il conseguente tentativo di riportare in auge forme e voci senesi ormai desuete. L'anacronismo delle tesi del Turamino ne decise la fortuna - di breve durata e circoscritta sostanzialmente entro le mura della città - senza tuttavia cancellarne il valore documentario, storico e linguistico.
Accademia della crusca