Borghesi, Diomede
La ii parte delle lettere
Prima edizione 1584: La ii parte delle lettere del s. Diomede Borghesi gentilhuomo sanese, & Accademico intronato, novellamente poste in luce. Nelle quali in diverse opportunità si danno utilissimi ammaestramenti intorno al regolato scriver Toscano. In Venetia, appresso Francesco de' Franceschi sanese, 1584.
1701: Lettere del Sig. Diomede Borghesi Gentilhuomo sanese, et Accademico Intronato. Nelle quali in diverse opportune occasioni si danno utilissimi ammaestramenti intorno al regolato, & leggiadro scriver Toscano. In Roma, per il Mascardi, 1701 [il volume ristampa le tre parti delle Lettere discorsive].
All'Illustriss. et magnanimo Sig. il Sig. Pompeo Litta, Marchese di Gambalo, et conte di Valle. Diomede Borghesi, Svegliato Intronato (cc. [2r]-[4v]); Cesare Perla A Coloro, che leggeranno (cc. [5r]-[6v]); Delle lettere del s. Diomede Borghesi gentil'huomo sanese, & Accademico Intronato. Parte II. Nelle quali in diverse opportunità si danno utilissimi ammaestramenti intorno al regolato scriver Toscano (pp. 1-51); Le cose più importanti contenute nella seconda parte delle Lettere discorsive del Sig. Borghesi (cc. [52r]-[57v]); Voci accorciate, che si trovano per entro l'opera (cc. [58r]-[58v]); Nomi di coloro, a cui sono scritte le Lettere discorsive di questa II Parte (cc. [59r]-[59v]).
L'intento dell'opera è dichiarato in apertura della prima lettera: "notare" e "correggere" «molti errori d'huomini dotti, che hanno tolto a regolar questa favella», ricorrendo «ad Opere illustri d'Autori famosi, e che per lo più sieno approvati generalmente da gl'intendenti, e non a scritture ignobili di persone oscure, nè al parlar licentioso del popolazzo di veruna città». Vengono così discusse dichiarazioni del Bembo, del Castelvetro, del Ruscelli, del Corso, del Varchi, del Muzio e di numerosi scrittori moderni attraverso la citazione di una congerie di esempi tratti specialmente dal Boccaccio, da Giovanni Villani, dal Crescenzi, dal Passavanti per la prosa; dal Petrarca, da Giusto de' Conti, dal Guidiccioni, dal Della Casa e dal Bembo per la poesia. La rigida impostazione normativa rimanda a un'idea di lingua statica e acronica, che poco o nulla concede all'uso vivo, considerato invece "messere delle favelle" nella tradizione grammaticale senese, assecondando l'affluire verso la città toscana del modello classicista dei coevi Avvertimenti del Salviati. Indicativa al riguardo la postilla autografa apposta dal Bulgarini a un passo della I parte delle Discorsive che citava l'«uso» del Boccaccio (c. 16v): «Nelle lingue vive deverà intendersi per avventura ancora dell'uso del Popolo, che le parla».