Borghesi, Diomede
La terza parte delle lettere discorsive
Prima edizione 1603: La Terza parte delle Lettere discorsive del sig. Diomede Borghesi gentilhuomo del Serenissimo Gran Duca di Toscana Accademico Intronato e solo e primiero lettore di Toscana favella nel generale studio di Siena. In Siena, nella stamperia di Luca Bonetti, 1603.
1701: Lettere del Sig. Diomede Borghesi Gentilhuomo sanese, et Accademico Intronato. Nelle quali in diverse opportune occasioni si danno utilissimi ammaestramenti intorno al regolato, & leggiadro scriver Toscano. In Roma, per il Mascardi, 1701 [il volume ristampa le tre parti delle Lettere discorsive].
Serenissimo Gran Duca di Toscana, Unico Signore, e Padron nostro (cc. [2r]-[4r]); La Terza parte delle Lettere discorsive del Sig. Diomede Borghesi (pp. 1-126); Ragionamento dell'Eccellentiss. Sig. Giuliano Gosellini. Sopra i componimenti del Borghesi. Al Sig. Domenico Chiariti (pp. 127-136); Raccolta delle cose più degne d'esser avvertite nella Terza Parte di queste Lettere Discorsive del Sig. Borghesi (pp. 137-152); Nomi di coloro a' quali sono scritte le Lettere Discorsive di questa Terza Parte (pp. 153-154).
Pubblicata postuma per le cure di Bellisario Bulgarini e all'indomani della riapertura dell'Accademia degli Intronati, nello stesso 1603, la Terza parte delle Discorsive, che per impianto e contenuti rimanda ai due libri precedenti, risente senz'altro dei cambiamenti sociali e culturali in corso nella Siena di inizio secolo: l'opera è anzitutto strettamente riagganciata all'ambiente intronato (l'impresa dell'Accademia, ufficialmente chiusa mentre l'autore componeva il testo, è riprodotta nelle pagine iniziali) e la dedica, firmata dai due fratelli del Borghesi ma probabilmente redatta dal Bulgarini, presenta nutriti esempi di tratti morfologici propri del dialetto senese o rivendicati come tali nel Turamino bargagliano (assenza di anafonesi e preferenza per -ar- su -er- in atonia anche negli infiniti di IIIa classe: es. scrivare). L'audace e paradossale operazione culturale, che intendeva ascrivere al movimento municipalista senese il filofiorentino e classicista Borghesi, trova un raffinato controcanto nelle postille che il Cittadini appose al suo esemplare dell'opera (Biblioteca Comunale di Siena, II I 59), ispirate a una forte sensibilità per la storia della lingua e per la dimensione dell'uso.