Politi, Adriano
Lettere
Prima edizione 1617: Prima parte delle Lettere del sig. Adriano Politi, con un breve discorso della vera denominatione della lingua vulgare usata da’ buoni scrittori. In Roma, per Giacomo Mascardi, 1617.
1624: Lettere del Signor Adriano Politi. Con un breve Discorso della vera Denominatione della lingua volgare usata da' buoni Scrittori. In Venetia, appresso Antonio Pinelli, 1624.
All'Ilustrissimo e Reverendiss. Sig. Padrone Osservandiss. Monsig. Ulpiano Volpi Arcivescovo di Chieti (cc. [2r]-[4v]); Tavola delle lettere scritte a nome proprio (cc. [5r]-[6r]); Tavola delle lettere scritte a nome del Card. S. Giorgio (cc. [6v]-[7v]); Tavola delle materie (cc. [8r]-[8v]); Lettere del Signor Adriano Politi a nome del Cardinal San Giorgio Suo Padrone (pp. 1-59); Lettere del Sig. Adriano Politi (pp. 60-375); Discorso della vera denominatione della lingua vulgare usata da' buoni scrittori. Al molto Illustre e molto Reverendo S. Conte Giulio Pannocchieschi d'Elci (pp. 377-454).
Concepito come raccolta di lettere esemplari per le più varie circostanze, il volume non trascura di documentare origini, sviluppi e orientamenti del pensiero linguistico dell'autore, dalle critiche al Turamino bargagliano alla lunga lettera apologetica in riferimento alle polemiche condotte da alcuni Accademici della Crusca contro le stampe della seconda edizione degli Annali tacitiani nel 1611 e del Dittionario nel 1614, nei quali il Politi aveva preso posizione contro il primato linguistico del fiorentino (l'unico privilegio del quale era riconosciuto nel «numero, e nella qualità degli Scrittori») e a favore della lingua dell'uso e di un cauto toscanismo che consentisse la sopravvivenza dei diversi idiomi toscani - ivi compreso il senese - tra i quali «è tanta poca differenza ne' corpi delle voci, che, quando bene in quel che differiscono trà di loro, la lingua Fiorentina fusse sempre migliore, non per questo se le converrebbe il titolo, e l'imperio, ò la denominatione della lingua». Il Discorso pubblicato sotto pseudonimo in appendice al volume condensa la parabola descritta dalle lettere, articolandola in un insieme organico di argomentazioni e aggiungendovi varie e mordaci critiche all'indirizzo delle teorie fiorentine, che ottennero alla prima edizione dell'opera - secondo quanto affermato dall'autore in una lettera all'amico Bulgarini - la condanna al rogo.